lunedì 30 maggio 2011

L' avarizia

L'avarizia è la scarsa disponibilità a spendere e a donare ciò che si possiede
L'avaro è colui che, avendo il cuore attaccato alle ricchezze, è tutto dedito a ricercarle e ad accumularle, anche a danno dei più indispensabili bisogni. Le ama in se stesse, ostinandosi passionalmente a custodirle. Esse sono diventate la sua sicurezza, la sua gioia, il suo Dio.
Naturalmente c'è una gradualità pure in questo vizio: si va dalla semplice spilorceria fino a una specie di idolatria del denaro, come si è detto prima.
Il timore continuo di vedersi strappare l'oro conquistato è l'apprensione tipica dell'avaro.
Diciamo subito però che l'avarizia non riguarda solo il denaro (esistevano gli avari anche prima che fossero inventate le monete) ma tutto ciò che pensiamo ci appartenga. Per esempio, siamo ben muniti di tempo, una preziosa moneta che pensiamo solo a monetizzare per i nostri interessi. Abbiamo ricevuto in dono delle grazie straordinarie come l'intelligenza, l'acume, la vigoria del fisico, ecc. ma le gestiamo con uno spirito di proprietà. Quando l'individuo se ne vede spogliato, si sente smarrito e si lamenta, come se fosse stato privato del suo Signore. Questo vale maggiormente quando si parla di facoltà spirituali; se, grazie a Dio, riceviamo la possibilità di gustare uno dei mezzi che Egli ci mette a disposizione per meglio comprendere il senso della vita, e per potenziare l'aiuto che dobbiamo al nostro prossimo, subito lo accaparriamo, volendo dimenticare il fine cui è votato.
Così l'avaro dimostra di non amare il suo Creatore, ma i suoi doni: è un'anima ancora avvolta nei desideri del proprio io inferiore.
Perché l'avarizia è annoverata tra i vizi capitali? Proprio perché, come gli altri sei, è càput (capo, origine) di vari malanni dello spirito. Essa genera insensibilità di cuore, inquietudine nel possesso, ingratitudine, pigrizia, frode e altri soprusi.

I Buddhisti credono che l'avarizia sia basata su una scorretta associazione tra benessere materiale e felicità. Essa è provocata da una visione illusoria che esagera gli aspetti positivi di un oggetto.
Il Buddha ha insegnato: «Conquistate l'ira con l'amore. Conquistate il male con il bene. Conquistate l'avaro con il dare. Conquistate il bugiardo con la verità». «Tutti tremano di fronte al bastone. La vita è cara a tutti. Tutti hanno paura della morte. Paragonando gli altri con se stesso, uno non dovrebbe né colpire né causare il colpire» (Dhammapada - Danda Vagga - 129).
Quali sono allora le cause principali della felicità e della sofferenza? Noi buddhisti crediamo nella legge di causa ed effetto, il karma. Qualsiasi esperienza abbiamo, esterna od interna, dipende dall'accumulazione di impronte di azioni fatte in vite precedenti.
La vera causa dei problemi che l'umanità sta affrontando è la nostra mancanza di disciplina e di realizzazioni spirituali. In particolare, in quest'area degenerata, quando l'atmosfera del mondo è così densamente negativa e le condizioni esterne sono più favorevoli ad un comportamento errato e alla distrazione, non avere la protezione della conoscenza spirituale significa trovarsi totalmente indifesi di fronte alla mente negativa.
Non possiamo aspettarci che il sentiero spirituale sia facile o che sia veloce. Tuttavia con uno sforzo persistente e costante, e una mente chiara e inquisitiva possiamo riuscirci. Perché il sentiero spirituale è una valida soluzione ai problemi dell'esistenza? E veramente possibile eliminare da noi stessi le forze che provocano la sofferenza e in questo modo contribuire anche alla pace nelle nostre famiglie, nella società in cui viviamo e nel mondo intero? e analizziamo la natura della felicità possiamo vedere che essa presenta due aspetti: la gioia immediata o temporanea e la felicità ultima o definitiva. Le gioie o piaceri temporanei includono tutto ciò di cui l'uomo gode in questa vita: belle case, vestiti, buon cibo, compagnie piacevoli, conversazioni interessanti ecc.
È vero che queste condizioni esterne contribuiscono in parte al benessere dell'uomo, ma non sono in nessun modo la causa esclusiva e neppure la causa principale della sua felicità. Anche in assenza di condizioni esterne favorevoli si può essere felici e in pace. Non è neppure così certo che la presenza dì tali circostanze sia garanzia di felicità


I Musulmani

Evitate l’avarizia perché essa ha distrutto i vostri antenati, incitandoli a spargere sangue tra di loro e a trasgredire le regole.”
“Coloro che si preservano dalla loro stessa avidità, questi avranno successo.” [Al-Hashr, 59:9]
“Quelli che di giorno o di notte, in segreto o apertamente, danno dei loro beni, avranno la ricompensa presso il loro Signore, non avranno nulla da temere e non saranno afflitti.” [Al-Baqarah, 2:274]

“A chi sarà stato generoso (fa carità) e timorato e avrà attestato la verità della cosa più bella, faciliteremo il facile (spianeremo a lui la strada del facile, della bontà); a chi invece sarà stato avaro e avrà creduto di bastare a se stesso e tacciato di menzogna (e ha smentito) la cosa più bella, faciliteremo il difficile (spianeremo per lui la strada del male, delle difficoltà, della miseria).” [Al-Lail 92: 5-10]

Spiritualismo 
Un nome o un sostituto per il giusto termine Sanscrito esoterico, dato ai nostri 'nemici interiori', che nella filosofia esoterica sono sette. La primitiva Chiesa Cristiana li chiamava 'i sette Peccati capitali', gli Gnostici Nazareni li chiamavano 'i sette Stellari di disposizioni malefiche' e così via. Gli insegnamenti exoterici Indù, parlano soltanto dei 'sei nemici' e sotto il termine di Arishadwarga li enumerano come segue : 1) Desiderio personale, lussuria o ogni passione (Kama); 2) Odio o malvagità (Krodha); 3) Avarizia o cupidigia (Lobha); 4) Ignoranza (Moha); 5) Orgoglio o superbia (Mada); 6) Gelosia, invidia (Matcharya); tralasciando il settimo che è il 'peccato imperdonabile', e in occultismo il peggiore di tutti ( Teosophist, maggio 1890, p.431 ).

2 commenti:

Unknown ha detto...

Il paragone è ridicolo ma faccio riferimento a Zio Paperone ed ai suoi nipoti e pronipoti...chi tutto preso dal suo possesso se ne stà...solo soletto morirà. Non è satira la mia ...un modo soft per dire che l'attaccamento al denaro ti fà allontanare dalle persone care , a tuo rischio...non vivere le emozioni, gli affetti , la Vita...equivale ad essere morti dentro.
Davvero interessante Galadriel..è èer me un piacere leggerti..sereno giorno a Te..
Dandelìon
Dandelìon

Galadriel ha detto...

Effettivamente il dio denaro, da tanto ma dai suoi sudditi esige anche troppo, e fa si che non ci si renda più conto che le persone care pian piano si allontanano da noi privandoci del piacere di vivere ogni emozione ed affetto, propinandoci giorno dopo giorno il freddo e acre sapore che i suoi doni sanno dare. Buona serata Dandelion e grazie del tuo contributo.