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giovedì 10 marzo 2011

Confucianesimo


Il confucianesimo (scuola confuciana, cinese: 儒家, pinyin: Rújiā; dottrina confuciana, cinese: 儒學/儒学, pinyin: Rúxué) è una delle maggiori scuole filosofiche, morali, politiche della Cina. Si è sviluppato nel corso di due millenni a partire dagli insegnamenti del filosofo Kǒngfūzǐ, il «Maestro Kong» (551-479 a.C.), conosciuto in occidente col nome latinizzato di Confucio.
Confucio creò un sistema rituale e una dottrina morale e sociale, che si proponevano di rimediare alla decadenza spirituale della Cina, in un'epoca di profonda corruzione e di gravi sconvolgimenti politici. Confucio non volle mai, invece, trattare questioni soprannaturali e che trascendessero l'esperienza umana. Nel confucianesimo non c'è alcuno spunto soteriologico e questo rende difficile considerarlo una religione, se non in senso sociologico, come lo ha considerato Max Weber.
Dopo essersi confrontato con le scuole di pensiero concorrenti, durante il Periodo dei regni combattenti, e violentemente combattuto sotto l'imperatore Qin Shihuangdi, il confucianesimo fu imposto come dottrina di Stato sotto l'imperatore Han Wudi (156-87 a.C.) ed è rimasto tale fino alla fondazione della Repubblica di Cina nel 1911.
Oltre che in Cina, il confucianesimo ha esercitato un'influenza grandissima in Giappone, in Corea e nel Vietnam.
Diffusione e localizzazione geografica
Il Confucianesimo (termine usato la prima volta dai gesuiti nel XVII secolo) è uno dei tre credi della Cina (gli altri due sono il Daoismo e il Buddhismo). Fuori dalla Cina, la principale comunità confuciana si trova nella Corea del Sud.
La dottrina di Confucio fu presentata alla classe feudale dirigente per ripristinare l’ordine sociale in un’età di decadenza e di crisi politico-morale. Basata sullo studio degli antichi testi canonici, la dottrina confuciana si esprimeva in due esigenze fondamentali. La prima era quella di riaffermare una concezione politica centralizzata nella quale la virtù del principe divenisse il sostegno e il cardine della convivenza civile ("Un principe che governa secondo la Virtù assomiglia ad una stella polare: essa permane nella sua immobilità, ma tutte le stelle le girano attorno"). La seconda esigenza invece, era quella di inculcare la pratica dell'umanità, cioè un vivo senso umanitario in tutto; erano questi i mezzi indispensabili per il perfezionamento dell’individuo. La religione confuciana crede, infatti, in una certa armonia chiamata dao, ossia la via. L’individuo, dunque, non doveva perfezionarsi per la salvezza personale, ma per il miglioramento di tutta la società, per giungere alla restaurazione del sistema politico-sociale degli antichi saggi sovrani cinesi. Ciascuno, poi, era tenuto a rispettare rigidamente i propri simili secondo il posto occupato nella gerarchia familiare e sociale. Confucio concepiva la società divisa in tre gruppi: 1) gli uomini perfetti (sheng), ovvero i saggi, che rappresentano il modello da seguire in quanto superiori (junzi); 3) gli uomini comuni che costituiscono la massa. Il fine di questa dottrina, pertanto, è la nobiltà spirituale che può essere raggiunta seguendo il li. Il li rappresenta un concetto assai complesso, che può definirsi come armonizzazione dell’uomo con l’ordine generale del mondo in tutti gli aspetti della vita, dall’osservanza dei riti religiosi e familiari, alle regole di comportamento del vivere sociale. Li è dunque forza ordinatrice che deve guidare l’uomo nei suoi doveri, sia verso gli altri uomini, sia verso gli essere spirituali superiori. Li è anche la forza cosmica che dà forma e ordine allo stato e alla famiglia. L’intero essere viene influenzato dalla potenza ordinatrice del li, che si ripercuote anche sulla natura.dell’uomo. Da li dipendono le virtù (de) di cui cinque sono quelle fondamentali: fra queste occupa un posto di grande rilievo il ren, che si può intendere come "umanità" indicando con ciò la benevolenza (carità) che un uomo deve mostrare verso i suoi simili. Accanto al li e al ren, Confucio ha assegnato anche alla musica (yue) un ruolo molto importante, in quanto manifestazione di ordine e armonia, ed espressione di sentimenti nobili ed elevati ("Un uomo caritatevole che ne farà dei riti, che ne farà della musica?" cit. Confucio).
La dottrina di Confucio non fu una religione, ma soprattutto un’etica di moralizzazione politica. Confucio ignorava la metafisica e non si pose mai il problema della sopravvivenza dell’anima. Anzi, a chi gli chiedesse qualcosa in merito rispondeva in questo modo: "Non sai ancora servire gli uomini quanto occorre, come potresti servire gli spiriti?" "Se non si conosce ancora la vita, come si potrà conoscere la morte?" 

Confucio (Kǒngzǐ (孔子) o Kǒng Fūzǐ (孔夫子) -- Maestro Kong) (28 settembre 551 a.C. – 479 a.C.) è stato un filosofo cinese. La sua speculazione filosofica ha dato origine ad una intera tradizione culturale, il Confucianesimo (Rújiā 儒家): i suoi insegnamenti hanno influenzato profondamente il pensiero e lo stile di vita cinese, coreano, giapponese e vietnamita.
Confucio visse in Cina nell'ultima parte del Periodo delle primavere e degli autunni (781 a.C. - 477 a.C.), un'epoca di anarchia, d'instabilità politica e di diffusa corruzione, dominato dalle guerre tra stati feudali, che - senza soluzione di continuità - si trascinerà nell'epoca successiva, il Periodo dei regni combattenti, (476 a.C. - 206 a.C.), che culminerà con l'unificazione della Cina sotto un unico sovrano.
La sua filosofia si basava sull'etica personale e politica, sulla correttezza delle relazioni sociali, sulla giustizia, sul rispetto dell'autorità familiare e gerarchica, sull'onestà e la sincerità. La difesa di questi valori gli assicurò sotto la dinastia Han (206 a.C.–220 d.C.) un ruolo preminente rispetto ad altre dottrine come il legismo (Fǎjiā 法家) e il taoismo (Dàojiā 道家).
Il pensiero confuciano fu introdotto in Europa dal gesuita Matteo Ricci, che fu il primo a latinizzare il nome di Kǒngfūzǐ in Confucio.
I suoi insegnamenti sono raccolti nei Dialoghi (Lùnyǔ 論語), una raccolta di aforismi e frammenti di discorsi compilata molti anni dopo la sua morte dai suoi discepoli. Sebbene, infatti, per più di duemila anni la tradizione lo abbia ritenuto autore o curatore di tutti i Cinque Classici, gli storici moderni non ritengono di poter attribuire con certezza a Confucio nessuno scritto fra quelli che la tradizione lega al suo nome. La sua vita è stata riprodotta nel film Confucio, il quale è stato interpretato dall'attore Chow Yun-Fat.

Secondo la tradizione, Confucio nacque nella città di Qufu nello Stato di Lu (ora parte dell'odierna provincia di Shandong) il 28 settembre del 551 a.C., durante il Periodo delle primavere e degli autunni. In quest'epoca si situa anche l'inizio del movimento filosofico delle Cento scuole di pensiero.
Sempre secondo la biografia tradizionale, riportata da Sima Qian nelle sue Memorie di uno storico, il padre di Confucio, che apparteneva ad una famiglia nobile impoverita discendente dalla dinastia Shang, aveva sposato a sessantacinque anni, in seconde nozze, una fanciulla di quindici anni. Un matrimonio del genere, secondo le consuetudini dell'epoca, era da considerarsi un'unione illecita (yěhé 野合). Confucio perse il padre all'età di tre anni, e fu allevato dalla madre, che riuscì ad assicurargli un'istruzione anche se la famiglia viveva in povertà.
Non ci sono notizie certe sulla vita di Confucio. La sua ascesa sociale lo pone nell'ambito della classe emergente Shì (士), a metà tra la vecchia nobiltà e la gente comune, alla quale, come Confucio, appartenevano uomini di talento ma di origini modeste che cercavano di raggiungere una posizione elevata grazie alle proprie doti intellettuali. Egli stesso, riferiscono i Dialoghi, vantava le sue umili origini che lo avrebbero spinto a sviluppare le sue capacità.. Molto della vita del filosofo è pervenuto dalla raccolta postuma dei "Detti di Confucio", redatta dai suoi discepoli attorno al 411 a.C. - 404 a.C., seppure la datazione della compilazione è tuttora discussa. In tale opera è esposto il pensiero filosofico - morale, così come si illustrano i precetti dettati dal maestro. Infine, vari capitoli trattano della vita privata di Confucio. Si legge che dettò i suoi pensieri ai suoi discepoli molto avanti negl'anni (capitolo 7.5), che era moderato e parco (capitolo 7.16), che seguiva una vita molto appartata e modesta preferendo la campagna alla città (capitolo 7.19), che digiunava spesso e volentieri ((capitolo 7.13) e mangiava procacciandosi il cibo da sè e cucinandolo di persona (capitolo 7.27), che amava insegnare non ricevendo compenso ma unicamente qualche piccola offerta in natura (capitolo 7.29), che la scuola attirava molti adepti fino a diventare elitaria (capitolo 8.9) e molto additata ad esempio di educazione (capitoli 8.13 - 8.17), ma che al contempo dava fastidio ai potenti che emarginarono il maestro e la scuola perché davano fastidio (capitolo 9.2), tanto che dovettero fuggire ed il maestro stesso rischiò la vita (capitoli 9.5 e 11.23), che furono costretti a ripiegare su umili e miseri mestieri pur di vivere (capitoli 9.6 - 9.7), che vissero per un certo periodo in esilio fuori dalla Cina (capitolo 9.14), ma anche che la scuola divenne negl'ultimi tempi assai interessante per le autorità di diversi stati feudali in cui al tempo la Cina era suddivisa (capitolo 11.7) e che il maestro nell'ultima decade di vita divenne ambasciatore e rispettato uomo di corte (capitoli 10,2 - 10.4; capitoli 10.15 - 10.20), nonostante la morte del figlio Li (capitolo 11.8) e dell'allievo prediletto Yan Hui (capitoli 11.7 - 11.11) ed il tradimento dell'allievo Rau Qin (capitolo 11.17). Anche molti dei suoi allievi - vi si legge - fecero carriera sia durante la vita del maestro, che dopo la sua dipartita (capitoli 11.24 - 11.25). Secondo Mencio (370 a.C. - 289 a.C.), Confucio si sarebbe occupato dell'amministrazione di negozi e di pascoli e bestiame Probabilmente, svolse compiti amministrativi per il governatore della provincia. Sima Qian, riferisce che dopo i cinquant'anni Confucio divenne ministro della giustizia del duca di Lu, ma fu in seguito costretto a dimettersi e ad andare in esilio. Iniziò quindi un lungo viaggio attraverso gli stati di Wei, Song, Chen, Cai, e Chu, cercando impiego presso i governanti come consigliere..
Tornato nello stato di Lu, trascorse gli ultimi anni dedicandosi agli studi e all'insegnamento, circondato da un numero crescente di discepoli.

Immagini relative a confucianesimo 

 

Libro dei riti

Nei Dialoghi, Confucio si presenta come un "messaggero che nulla ha inventato", il cui compito è quello di trasmettere la sapienza degli antichi. Grande importanza è data allo studio: il libro si apre proprio col carattere cinese che indica lo studio, xué (cinese semplificato: 学, cinese tradizionale: 學). Lungi dal tentare la costruzione di un sistema filosofico, Confucio invitava i suoi discepoli a riflettere profondamente su se stessi e sul mondo, approfondendo la conoscenza del passato da cui trarre insegnamento attraverso lo studio degli antichi testi.
In un periodo storico segnato dalle divisioni e da guerre sanguinose fra stati feudali, Confucio ripropose il concetto di Mandato del cielo (天命 pinyin: Tiānmìng) che avrebbe potuto riunificare la Cina e ridare finalmente pace e prosperità al popolo.. Ma allo stesso tempo, l'interpretazione confuciana del Mandato del cielo era innovativa, poiché egli pensava ad un trono sul quale si sarebbero succeduti sovrani scelti sulla base della loro statura morale, non della parentela di sangue, capaci di diffondere la virtù fra il popolo senza il bisogno di leggi dure e restrittive.
La concezione confuciana del jūnzi (君子), termine che prima di Confucio indicava la nobiltà di sangue, è piuttosto quella della nobiltà d'animo (spesso junzi è tradotto come uomo superiore), acquisita con la pratica delle virtù Il suo insegnamento, dunque, benché principalmente orientato alla formazione dei futuri uomini di potere, era aperto a tutti, non solo ai figli della nobiltà.
Gli insegnamenti di Confucio furono raccolti e organizzati dai suoi discepoli nei Dialoghi.