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mercoledì 9 marzo 2011

Ebraismo

EBRAISMO

Diffusione e localizzazione geografica:

Attualmente, gli ebrei nel mondo sono circa 12.800.000 milioni e sono distribuiti in più di cento paesi. Di questi, l'unico paese in cui l'Ebraismo costituisce la religione della maggioranza della popolazione è Israele. Fuori da Israele, le comunità ebraiche più numerose si trovano negli Stati Uniti, in alcuni paesi europei (le comunità più numerose in Europa sono quelle inglese e francese), in Russia, in diversi paesi asiatici, nell'America Latina e in Australia.
Come religione, l'odierno Ebraismo, detto anche Ebraismo rabbinico, è l'evoluzione della religione biblica, frutto, secondo la tradizione, dell'alleanza (berit) tra Dio, indicato con il nome di Yahweh, e il popolo ebraico.
In modo generale, si può dire che che l'Ebraismo si sia diffuso in tutto il mondo anche a seguito della dispersione degli ebrei iniziata all'epoca dell'Impero romano (Diaspora).
Assieme al Cristianesimo e all'Islam, l'Ebraismo viene classificato come religione abramitica, in quanto Abramo rappresenta, per i fedeli delle tre confessioni, un comune patriarca.

Sacre Scritture e monoteismo

Il testo sacro per antonomasia, ma non l'unico nella religione ebraica, è la Torah, scritta in ebraico, vuol dire "insegnamento", "legge", che contiene, secondo la tradizione, le istruzioni impartite da Yahweh al popolo di Israele sul Monte Sinai, quarantanove giorni dopo la fuga dall'Egitto. Essa contiene la descrizione della storia dell'umanità dalla Creazione fino all'arrivo degli Ebrei in Terra d'Israele. Il canone ebraico delle Sacre Scritture venne definito nel I secolo d.C. Il fulcro della fede israelitica, è lo Shemà contenuta in Deuteronomio, 6.4
("Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno..."). La fede monoteistica si incentra nella affermazione che offre di sé in Esodo 3,14:Io sono l'Essenza dell'Essere di Io Sarò Colui Che Sarò. Se ci atteniamo alla lettera al testo biblico, questa affermazione (in ebraico Ehyèh ashèr èhyèh) è di fatto, intraducibile, poiché si dovrebbe disporre di un tempo verbale in grado di rendere, contemporaneamente, il presente, il passato ed il futuro. Infatti, secondo la fede ebraica, Dio è colui che, pur non mutando nella sua essenza, accompagna il popolo ebraico in tutte le sue vicissitudini storiche. In questo senso, Dio è legato all'uomo nel passato, nel presente e nel futuro.
La principale conseguenza di questa consapevolezza monoteista è, in primo luogo, l'idea della signoria di Dio sul mondo e sulla storia, anche se ciò non significa che la realtà terrena non goda di una sua autonomia espressa dal libero arbitrio; anzi, il principio stesso di vita terrena intesa come prova da superare per accedere alla vita eterna è basato sul libero arbitrio: l'uomo ha davanti a sé la scelta tra il bene e il male, tra il fare ed il non fare, e la sua missione consiste nello scegliere liberamente il bene, cioè la Torah ed i suoi precetti. Nell'Ebraismo Yahweh è visto come colui che regna e che si trova nel più alto dei Cieli pur regnando in Terra, Egli è infatti "trascendente" ed "immanente", "altissimo" e sempre "presente" anche nella vita dell'uomo: i maestri ebrei insegnano che "Dio ha creato il mondo per avere un luogo in Basso in cui abitare".
L'uomo non può percepire intellettualmente o con i sensi la reale essenza della divinità, come viene detto nell'Esodo 33:20 "Un uomo non può vedere il mio 'volto' e restare in vita"; Dio è conoscibile soprattutto dalle sue opere e dai suoi attributi, le sue middòt.

Mosè e i profeti

Nell'elaborazione teologica dell'Ebraismo, è di notevole importanza il ruolo che viene attribuito a Mosè, il quale è considerato il più grande dei profeti non perché la sua speculazione su Dio sia superiore a quella di Isaia o di Ezechiele, quanto piuttosto perché è stato l'unico uomo ad abbattere, per usare le parole del Rambam (Mosè Maimonide), tutte le barriere che impediscono di contemplare la visione del Santo Benedetto, tutte tranne che quella dell'intelletto umano impossibilitato appunto a concepire Dio tramite il pensiero (cfr. Mosè Maimonide, "Gli Otto Capitoli, La dottrina etica" cap. VII; e Moshe Chaim Luzzatto, "L'Articolo sui Princìpi" cap. VII). In altre parole, secondo la Tradizione Rabbinica Mosè è stato l'unico uomo a raggiungere il massimo grado dello spirito profetico, ed è in ciò che sta la sua grandezza. A Mosè è stata consegnata la Torah e a lui è stato affidato il compito di condurre il Popolo Ebraico attraverso il deserto, fino in Eretz Israel: la terra promessa. Solo ad un uomo di così alte virtù poteva essere affidato un così grande compito.
Naturalmente, una funzione importantissima svolgono anche gli altri profeti, i quali richiamano all'essenzialità e allo scopo ultimo della Torah, così come i Rabbini ed i maestri ebrei che con i commenti canonici ebraici approfondiscono il significato dei precetti morali contenuti nella Torah.
Il valore attribuito alla Parola divina e all'elemento escatologico esercita una grande influenza sul Cristianesimo primitivo (basti pensare al prologo del Vangelo giovanneo che da questa trae la propria elaborazione teologica sul Logos), ma anche sulla prima speculazione dell'età giudeo-ellenistica di (Filone d'Alessandria, che è il primo pensatore a tentare una conciliazione fra le categorie filosofiche greche e la fede ebraica). Anche lo sviluppo dell'apocalittica cristiana risente molto dell'influsso ebraico e, in particolare, del Libro di Daniele.

IL LOGOS NEL GIUDAISMO

«In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
[...]
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;...»
(Vangelo di Giovanni 1,1,14)
 Il Giudaismo alessandrino, con Filone Alessandrino come esponente, riprende il logos della tradizione stoica incorporandolo nella sua teologia e connettendolo al tema biblico della "parola di Dio", acquisendo la fisionomia di un agente quasi personale, cosciente, della volontà creatrice e provvidente di Dio; la Parola a cui si unisce o sostituisce, con valore di sinonimo, al Sapienza. Per Filone, che si rifà anche al Timeo di Platone, Dio è trascendente rispetto al mondo, e a far da mediatore tra il primo e il secondo è proprio il Logos, fonte degli archetipi sulla cui base il mondo viene modellato, costituendo da cornice e, in un certo senso, da sintesi a tutte le realtà intermedie: le Idee, la Sapienza, gli angeli, lo Spirito e le potenze; il Logos, infatti è lo strumento con il quale Dio ha fatto tutte le cose ed è la Luce divina offerta agli uomini. Nella dottrina di Filone si riconoscono temi e concetti che poi torneranno nel Cristianesimo.

Etica 

A partire da questa dottrina morale, l'Ebraismo sviluppa sia l'idea della creazione, quale creatio ex nihilo (creazione dal nulla), che l'idea di uno sviluppo lineare e non propriamente ciclico della storia considerando nella ciclicità ordine, stabilità ma anche cambiamento pur entro i confini da stabiliti, siano essi storici, spirituali o della Natura. Percepito dagli uomini nella sua limitatezza a cui riservare la santità dei precetti e del legame con Dio accedendo così al mondo spirituale, il tempo viene considerato come l'insieme di quelle irripetibili occasioni offerte all'uomo per manifestare la sua libertà all'interno della creazione.
Un'altra caratteristica dell'Ebraismo è l'idea di un legame con Dio, che non ha nulla di ascetico. Questo legame si instaura nella comunione dell'alleanza, in cui il Creatore e la creatura mantengono, separate, le rispettive identità. È esattamente la categoria teologica dell'Alleanza ad essere costitutiva dell'Ebraismo: essa rappresenta il reciproco impegno, per cui all'elezione e alla benevolenza di Dio deve corrispondere, da parte di Israele, l'osservanza delle 613 mitzvòt, i precetti che abbracciano ogni aspetto della vita dell'uomo.
Pur garantendo il regno della Torah su ogni aspetto della vita umana, nell'Ebraismo la teocrazia si combina con una particolare concezione dell'autonomia creaturale che conferisce all'uomo il potere di agire sul creato, seguendo le relative regole, per completare l'opera del Signore e far coesistere il Divino con il libero arbitrio dell'uomo che si conformi alla Volontà divina espressa nella Torah orale e scritta, quindi nella scelta del bene.

Giudaismo

La storia del Giudaismo inizia con l'esilio a Babilonia (587 a.C.), che mette fine al Regno di Giuda, ultima propaggine del Regno di Israele. La deportazione individua sostanzialmente il resto d'Israele; cioè quei deportati fedeli alla religione originaria e che torneranno in seguito in Palestina per fondare un nuovo stato ebraico. Questo termine viene usato una sola volta nel Nuovo Testamento (Gal. 1,13-14). I giudei di Palestina e quelli che vivono lontano (ad Alessandria, a Babilonia ecc.) formano una comunità religiosa unita dalla fede monoteista, lo studio della legge (Torah) e la speranza messianica. Qualche tempo dopo il ritorno dall'esilio, l'attività religiosa riprende nel Tempio di Gerusalemme, ma il giudaismo palestinese si dà nuove istituzioni: il Sinedrio e la sinagoga, dove scribi e dottori della Legge acquistano sempre maggiore importanza.
Nel I secolo, il giudaismo è già un mondo polimorfo come quello che Gesù conoscerà, frammentato in numerose correnti: Farisei, Sadducei, Esseni, Zeloti, Battisti, Erodiani, Samaritani, Terapeuti. Il Cristianesimo nasce in seno a questa complessa molteplicità. Dopo la distruzione del Tempio (70), i soli a sussistere furono i Farisei, l'unico gruppo che era rimasto fedele alla tradizione dei Maestri. Uno di questi Jochanan Ben Zakkai, fonda l'accademia di Yavneh e riorganizza il giudaismo, permettendogli di sopravvivere alla catastrofe del 70.
In quest'ambito si sviluppa la tradizione rabbinica, che distingue la Torah scritta, codificata nel Pentateuco, dalla Torah orale, codificata nella Mishna e nel Talmud, entrambe considerate di origine divina, poiché rivelate contemporaneamente a Mosè sul Monte Sinai. Per vivere secondo la Torah, un ebreo è tenuto ad osservare i precetti che si applicano alla sua condizione (nessuno ha l'obbligo di osservare tutti i 613 precetti, perché alcuni riguardano solo i sacerdoti, altri soltanto i re, e così via). Fra questi, la circoncisione, la celebrazione del Sabato, e l'osservanza dei divieti alimentari sono, oggi come ieri, precetti della religione ebraica. La Torah spiega che questi precetti sono imposti all'ebreo come prova: se egli la supera e compie i precetti, otterrà una ricompensa eterna infinitamente superiore ai suoi meriti.
Sotto la spinta dei movimenti di emancipazione, molti ebrei hanno abbandonato la pratica dei riti, ma continuano a considerare l'ebraismo un patrimonio culturale ed intellettuale comune. Il XX secolo segna il risveglio dei movimenti politico-laici e l'assimilazione dell'ebraismo ad una entità nazionale da una parte ed una nuova scoperta dell'osservanza dei precetti dall'altra; l'incontro di queste due anime forti ha dato vita a nuovi dibattiti sulle metodologie di analisi e soluzione delle dispute rabbiniche.
In epoca rabbinica il problema fondamentale dell'Ebraismo diviene quello di preservare la propria identità all'interno di un mondo a volte ostile che lo concepisce come una dottrina propedeutica alla comprensione del Cristianesimo.
I maestri ebrei si preoccupano di preservare e di attualizzare la Torah orale (interpretazione del pentateuco del I e del II secolo d.C.), considerata tutt'uno con quella scritta che non potrebbe sussistere altrimenti; l'applicazione esegetica è già nella stesura della Mishna e del Talmud (babilonese e gerosolimitano). Sempre in questo periodo si assiste alla stesura dei primi midrashim che, come la Mishna, ma soprattutto come il Talmud, contengono parti di Halakhah e parti di Haggadah ossia di tradizione esegetica ed omiletica, che si esprime per mezzo di racconti, basati sul testo biblico, aventi il compito di trasmetterne i significati della Torah per il popolo d'Israele. Da essi trarranno continuità d'insegnamento ed apprendimento tutti i maestri successivi secondo il valore della tradizione sempre viva e mai spenta.

Filosofia e mistica

L'Ebraismo ha prodotto anche una filosofia vera e propria, la quale secondo alcuni accademici passa attraverso l'influenza stoica, neoplatonica ed aristotelica, quest'ultima mediata dai pensatori arabi (Avicenna e Averroè in particolare); il legame con Aristotele viene ancora individuato dal Maimonide, mentre Hillel da Verona in molti punti richiama Tommaso d'Aquino. Per quanto riguarda l'apporto filosofico, si ricordano, nel Medioevo ebraico, le figure di Yehudah HaLevi, di Mosè Maimonide e di Hillel da Verona. L'Ebraismo sefardita si distingue per i suoi studi di natura filosofico-teologica, mentre l'Ebraismo ashkenazita si caratterizza per una maggiore concentrazione sugli studi talmudici e sulla mistica, la quale sfocerà nel movimento chassidico dell'Europa orientale.
Il misticismo ebraico si radica nell'esperienza profetica e, soprattutto, nelle interpretazioni del Ma'asè Merkava (l'"opera del carro") con cui si apre il Libro di Ezechiele. Gli studi mistici danno vita alla Qabbalah per la quale nel XIII secolo in Provenza si ricordano il Rambàn, Abramo Abulafia e, nel XVI secolo, nella scuola di Safed il maestro Isaac Luria.
In epoca moderna tra gli accademici è Gershom Scholem, il quale ha, tra l'altro, notato le influenze del pensiero di Giovanni Scoto Eriugena sulla mistica ebraica medioevale.
L'illusione pseudomessianica del sabbatianismo ebbe le sue catastrofiche conseguenze; poi la nascita del movimento chassidico polacco (seconda metà del XVIII secolo) che rappresenta uno dei momenti più significativi nello sviluppo del misticismo ebraico, misticismo che ha molto influenzato anche la dottrina ascetica cristiana. È interessante notare la costante tensione, in seno all'Ebraismo, fra misticismo e filosofia, poiché, malgrado la diversa prospettiva, i problemi di fondo sono comuni: il rapporto fra Creatore e creatura, il legame fra finito ed infinito, le realtà del bene e del male.
In età moderna, Moses Mendelssohn è il filosofo che, cerca di conciliare la haskalah o Illuminismo ebraico con la stessa modernità occidentale, mostrando come l'Ebraismo si armonizzi con le esigenze della ragione. Strade simili hanno percorso, più avanti, Hermann Cohen, Franz Rosenzweig e Martin Buber.

Correnti

Quattro sono le principali correnti dell'Ebraismo:
  • Ebraismo ortodosso: Si riconosce nella tradizione ebraica come codificata nel testo fondamentale dello Shulchan Aruch, e nell'esegesi dello stesso testo e nel suo adattamento alle mutate realtà sociali, senza però contraddirne i fondamenti. Sono congregazioni particolari all'interno del movimento ortodosso i gruppi chassidici, che si rifanno all'insegnamento del Baal Shem Tov, un sapiente della fine del XVIII secolo che teorizzò l'etica ebraica come accettazione gradita delle Mitzvot, anziché vederne il solo aspetto di obbligo. L'ebraismo ortodosso, non considerando rispettose della halakhah le altre correnti dell'ebraismo, non accetta le conversioni che non siano fatte in ambito ortodosso e dunque non tutti coloro che negli altri gruppi ebraici si considerano ebrei sono tali da un punto di vista ortodosso. In ambiente ortodosso questo è un punto considerato di fondamentale importanza per l'identità ebraica, i matrimoni e le sepolture.
  • Ebraismo riformato: nato in Germania nel XIX secolo, si è ben presto diffuso negli Stati Uniti. L'Ebraismo riformato cerca di ridurre e relativizzare l'imponente complesso delle mitzvòt della Torah, che separano di fatto il popolo di Israele dal resto del mondo. Nel tempo si è diviso in numerosi rami, più o meno aderenti alle tradizioni ebraiche, fino, nei casi estremi, a rinunciare al riposo sabbatico e all'accettazione di un Messia (Unto), mantenendo comunque l'attesa di un Messia futuro. Una derivazione dal movimento riformato è l'Ebraismo laico umanista.
  • Ebraismo conservatore, anche detto Masoretico, nacque nel XX secolo negli USA, come derivazione dell'Erbraismo riformato. Conferma il valore etico-filosofico delle Mitzvot, determinandone l'obbligo di osservanza; rispetto all'ortodosso ha però modificato importanti punti, specie della tradizione liturgica - il più eclatante dei quali è la preghiera comune tra uomini e donne.
  • Ebraismo ricostruzionista: fondato negli Stati Uniti dal rabbino conservativo Mordecai Kaplan e dalla rabbina Ira Eisenstein si caratterizza da una forte somiglianza con l'Ebraismo riformato, da cui però si differenzia per una maggiore considerazione dell'aspetto tradizionale.
L'ebraismo ortodosso è largamente maggioritario in Israele e nei paesi della Diaspora diversi dagli Stati Uniti d'America. Qui la maggioranza è divisa tra Conservativi e Riformati, essendo gli Ortodossi una minoranza. Gli Stati Uniti sono anche l'unico paese con una presenza significativa di Ricostruzionisti. L'Italia è un paese attualmente Modern Orthodox ossia la comunità ebraica italiana si accredita come ortodossa nel senso moderno del termine; non mancano piccoli gruppi che rimandano ad altre correnti dell'ebraismo.
Il pensiero filosofico e religioso ebraico è entrato in grande fermento dalla nascita del Sionismo, e soprattutto a seguito della fondazione, nel 1948, dello Stato di Israele.

Oggetti liturgici

Tra gli oggetti liturgici e culturali più importanti nella religione ebraica vi sono:
  • Menorah, candelabro 'a sette braccia', ne esisteva soltanto uno d'oro puro ed era situato nel Tempio di Gerusalemme, simbolo ebraico ed attualmente dello Stato d'Israele; in quasi tutte le case ebraiche ne è presente una riproduzione. Quando ancora esisteva il Tempio veniva acceso un lume al giorno (la settimana partiva dalla domenica) fino a giungere a sette lo Shabbat.
 
 
  
 
  • Mezuzzah, pergamena affissa (dentro un piccolo contenitore) agli stipiti delle porte e contenente due brani dello Shema (preghiera fondamentale dell'ebraismo, da recitare ogni giorno al mattino e alla sera), proprio quelli contenenti il precetto della Mezuzzah.

 


 
 
 
 
  •   Tefillin, conosciuti come filattèri, sono scatole nere di cuoio indossate sul braccio e sulla fronte per mezzo di cinghie di pelle. Esse contengono le pergamene con i quattro brani della Torah che citano questo pregando.
 
 
  • Talled, scialle in tessuto bianco spesso con fasce, comunemente di colore scuro, caratterizzato da quattro lunghe sfrangiature di tessuto alle estremità, chiamate Tzitzit. La versione grande (talit gadol) è portata durante la preghiera del mattino e a Yom Kippur per tutto il lungo ciclo di preghiere, quella piccola (talit katàn) è indossata quotidianamente.

  • Hanukkiah, plurale Hanukkioth, candelabro a 'nove braccia' utilizzato per accendere i lumi durante la celebrazione della festa di Hanukkah (Festa delle luci) in ricordo della riconsacrazione del Tempio dopo la guerra maccabaica il cui casus belli fu il sacrificio di un maiale nel Tempio ad opera di un sacerdote elenizzante